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L'idea (prof. Brunetto Salvarani)
Ascolta... è la piazza/pianura" ha rappresentato l'avvio di una nuova
stagione in cui i diversi saperi sappiano mescolarsi, avendo coinvolto,
oltre alle arti figurative e alla scultura, la poesia e la musica: con un
teatro storico e naturale insieme, Piazza Martini, da sempre cuore di
Carpi.
L'altro fuoco dell'iniziativa, accanto a quello spaziale, riguarda il verbo
contenuto nel suo titolo, quell'"Ascolta" che, dietro all'imperativo solo
all'apparenza brutale, ne rivela il motivo strategico: l'attenzione su di
un'arte ormai purtroppo largamente desueta, perché la fretta e la scarsa
attenzione all'altro ci costringe spesso - come diciamo per giustificarci -
a fuggire lontano, a non ascoltare più i racconti, come eravamo abituati
a fare.
Ecco il nostro è stato anche un tentativo di "rieducarci" all'ascolto, di
familiarizzarci di nuovo con questa dimensione esistenziale tanto
fondamentale quanto fuori moda.
E così abbiamo "ascoltato" e "gustato"... lo scorrere dell'acqua
sottostante alla piazza e il vento dei primi giorni di primavera, grazie
alle straordinarie arpe eolie di Luigi Berardi...
Un giorno di fine estate, a sera
28 maggio 1998 tra le 22,00 e le 02,00
La piazza è una metafora della grande pianura che preme dall'esterno,
dilaga e si dilaga all'infinito...
... La voce della pianura corrisponde alla voce del "remoto": al suono
delle dilatazioni spaziali e dei suoi scorrimenti di superficie; dei nomadismi
nello sconfinato. In altre parole, le voci dei venti e i sussurri delle
brezze. Ma sotto la sua epidermide ruvida e rugosa la grande piana
nasconde gli enigmi di altri scorrimenti, di altri scivolamenti che si
insinuano nelle compressioni di un seguito infinito di altre superfici che si
stratificano. Sono le acque, le falde invisibili sotto la crosta esile del
paesaggio: fruscii e gorgoglii abissali.
In ogni senso (Danielle Londei)
03 gennaio 1999 dalle ore 17,00 alle ore 20,00
Non c'è modo di capire il mondo se prima non lo scopriamo attraverso la
rete radar dei nostri sensi.
I sensi stabiliscono i limiti della coscienza, e poiché nell'intimo siamo
esploratori dell'ignoto, passiamo buona parte della nostra vita misurando
a passi questo perimetro spazzato dal vento...
La cosa più stupefacente non è tanto che i sensi abbraccino luoghi o
culture diverse, quanto che abbraccino il tempo.
I sensi non si limitano a "dare un significato" alla vita con interventi con
audace e sottile illuminazione: riducono la realtà in tante particelle
varianti e le ricompongono in maniera comprensibile. Consentono a un
particolare di rappresentare il tutto.
...Dobbiamo cominciare a capire i sensi, come possono essere estesi.
Ebbene per capire dobbiamo "usare la testa", intendiamo con ciò la
mente. Noi crediamo che la mente sia nella testa, ma le ultime scoperte
nel campo della fisiologia fanno pensare che la mente non abiti nel
cervello, ma viaggi in tutto il corpo in carovane di ormoni e di enzimi,
tutta indaffarata ad interpretare le composite meraviglie chiamate tatto,
gusto, olfatto, udito e vista. Questo è il percorso al quale si è invitati
nell'evento odierno: Ascolta... la piazza... la pianura... un viaggio, in cui
le cose talvolta sfuggono alla presa delle parole anche quando si
ascoltano poesie, si guardano opere d'arte, si sentono suoni della
piazza.
Incontri di piazza-pianura (Pietro Bellasi)
Diario di un curatore - 05 luglio 1999 dalle 18,00 alle 21, 00
La pianura è soprattutto una scenografia che compie incessantemente
il portento di trasformare, di esiliare le lontananze, spiegandole negli
incantesimi estatici del remoto. Ma i prodigi e gli inganni percettivi della
pianura si debbono alle complicità di luci e di risonanze che, proprio
insieme ai movimenti, sembra si affannino a incontrarsi e a smarrirsi
reciprocamente; in una sorta di intervallo arcano dove tempo e spazio
ammiccano al limite estremo dell'esistente: al perdersi del "non più" e alla
mancanza del "non ancora".
Di tutto ciò dunque, la Piazza di Carpi è metafora straordinaria.
...Raccogliere le effimere scritture sonore del vento e delle brezze (Luigi
Berardi)... trasformare la piazza in un enorme strumento musicale o,
ancora meglio, in un grande orecchio di Dionisio, spettava a Luigi
Berardi. Si trattava di intercettare e di raccogliere il suono di due
scorrimenti, di due scivolamenti sulle superfici speculari della Piazza-
Pianura: su quella esterna della luce e dell'aria e su quella sotterranea
delle tenebre, delle falde e del fuoco...
Suoni, fruscii di entità fluide e nomadi come venti ed acque; tracce,
memorie acustiche di trasmigrazioni, di passaggi, di erranze in quanto
tali. In assoluto le voci del remoto: di quanto diventa tale nella
esasperazione del viaggiare tra un punto di partenza ormai dimenticato
ed una meta che si perde ancora oltre ogni lontananza.
Ad evocare tutto ciò si era chiesto a Berardi di installare le arpe eolie
sulla Piazza e il pozzo dei suoni profondi nel cortile del palazzo.
Inoltre una serie di tamburi di legno, dotati di un orologio a secondi e di
una sfera per la percussione, erano predisposti in punti eco-riflettenti
della Piazza stessa; cosicchè il pubblico seguendo una sorta di semplice
spartito sui quadranti analogici, poteva improvvisare ritmi, come di
piccole deflagrazioni, in chiama-e-rispondi.
Per la data dell'evento siamo stati affascinati dalla notte dell'equinozio di
primavera, dove sembrano confluire la sapienza astrologica, le memorie
del più antico sapere scientifico, il ricordo di arcane tradizioni magiche...
"Ascolta... è la Piazza-Pianura", una notte di fine millennio.
Il paesaggio sonoro (Luigi Berardi)
Carpi in questa piazza - notte tra il 14 e il 15 ottobre 1998
Frammenti dal pensiero di un portatore d'arpa.
L'acqua e il vento.
Mi servono strumenti per rivelare la voce della natura.
Sto usando le orecchie della mia mente, dopo una visione di una vecchia
carta topografica della Piazza di Carpi, passa un fiume vicino alle mure
del castello.
Cammino nella notte su questa linea rasente le mura, vado scalzo sul
selciato, sento i tasselli di pietra che scambiano al tatto il calore solare.
Il fiume passa ancora sotto?
Oggi vicino alla torre chiedo ad un vecchio, che sta imprecando rivolto
alla grande facciata del Duomo, se ha memoria di un fiume qui vicino.
Il vecchio risponde che gli è scoppiata una gomma nella bicicletta.
Farò un gran pozzo qui.
Le persone che passeranno attingeranno da una grande ruota suoni
d'acqua.
L'impronta sonora nella memoria?
Sto per rivelare il rumore dell'acqua farò un pozzo sonoro, rivelatore del
vento sarà un'arpa eolia.
Una grande torre al centro della piazza porterà in alto questo strumento,
sarà la metafora sonora della pianura.
In attesa del vento.
L'arpa eolia produrrà sonorità sensibili al limitare del fruscio delle foglie,
dello scorrere del vento sulle spighe del grano, del tormento dei canneti
e del miraggio del silenzio.
Sono due giorni che aspetto il vento, è arrivato, entra in città, vado a
cercare nella piazza dove entra.
Sto camminando, cercando, ho anche uno strano strumento sulle spalle,
una persona mi ferma si meraviglia che non chieda aiuto, chiedo se
conosce una zona dove tira il vento in questa piazza, tranquillo mi
risponde che anche lui di notte sente delle voci.
Ho trovato una porta al vento.
Ora aspetto la primavera.
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